Fin troppo spesso mi capita di sentire frasi del tipo "non potevo fare altrimenti", oppure "non ho avuto scelta", oppure "non avevo alternative", e sono frasi tristi di per sé quanto vuote di significato, perché la verità è che abbiamo sempre una scelta che comporta un prezzo da pagare.
Il punto è che quando non siamo disposti a pagare il prezzo, accettiamo condizioni, soluzioni e situazioni che non vorremmo accettare e lì il gioco è fatto: cadiamo a piedi pari nel loop della lamentela.
Ho giocato una partita troppo semplice e non mi sono divertito!
Perché l'hai giocata?
Eh non potevo dire di no...
Ora a meno che ti si siano incollate le labbra o tu abbia dimenticato come si pronuncia un ben "no", cosa significa che non potevi?
"Eh sai, mi ha chiamato il maestro del circolo e sarebbe stato brutto dire di no"
Dunque avresti potuto dire di no, hai scelto di non farlo e il prezzo da pagare è stato una partita noiosa.
Questa stessa dinamica si innesca ogni volta che scegliamo di accettare ciò che non vorremmo (in campo e nella vita):
un certo compagno per il torneo (eh me lo ha chiesto tante volte, pareva brutto!),
una palla chiamata fuori (oh sempre così con loro, fregano i punti),
un punto dubbio (mi tocca sempre rimetterci)
Il vero punto di attenzione è proprio la consapevolezza del prezzo da pagare, perché se non lo mettiamo in conto, entriamo nella dinamica della vittima che si lamenta e non riesce a cambiare la situazione, nuotando nei propri non posso e nei propri vorrei.
In realtà la soluzione è piuttosto semplice e decisamente alla portata di tutti: si tratta di essere onesti con se stessi e con gli altri e di imparare a comunicare in modo diretto e gentile.
Questo ci permette di capire cosa realmente vogliamo o non vogliamo fare, tenuto conto del prezzo da pagare e di comunicarlo senza preoccuparci di quello che penserà chicchessia, sapendo che non possiamo controllare i pensieri altrui, ma tutt'al più influenzarli con il nostro comportamento.

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